venerdì 17 settembre 2010

Martina M. nel mondo dei lapsus freudiani!

Ma ti metti le scarpe col pacco stasera?

Io pensavo di si

Cosi a cazzeggio

Mi porto una borsa vecchia di mia zia

Vedo se riesco a dargli un po di cera per ravvivarla

Cosi il colore del cuoio si intona con l'applicazione delle scarpe

Cosi saro fashion

E tutti gli uomini mi cadranno ai piedi

(Solo perche te gli farai uno sgambetto al momento opportuno, però lo devi far sembrare naturale, dettato da sincero stordimento di fronte a cotanta bellezza-la mia!)

Dopodichè si alzeranno e cercheranno di balbettare qualche scusa, insieme a dei complimenti sulla mia bellettitudine

"Scusami, non volevo.. sono inciampato.. non so dove, non so perchè.. anzi, forse lo so perche.. lo vuoi sapere perchè?"

A quel punto rispondero:no! non lo voglio sapere..me lo immagino..

Dopo questa frase ammicchero con fare seducente..

Interrompendo la sua/la loro spiegazione..

Se alludessero al tuo sgambetto tutto perderebbe di significato

Mentre se glisso con intrigante savoir faire il tutto sembrera una scena tratta da qualche film anni 80, in cui , con capelli cotonati, rossetto e sigaretta penzolante dalle labbra tengo in pugno tutto il manipolo di uomini come fossero mosche.
Te lo pubblico pulciottino bello!! Allineato a destra come piace a te e naturalmente verde! Ti adoro!!

martedì 14 settembre 2010

Aspettando l'alba

Respira.
E' solo un momento,
un attimo spento
di ombre e timori.

domenica 5 settembre 2010

Parla(r)mi

Silenzio.
Tendo l'orecchio.
Silenzio.
Non ci sono parole.
Silenzio.
Un sussurro lontano.
Ascolto.
Si fa più distinto.
Musica leggera, parole pesanti.
Intonazioni familiari, contenuti già noti.
I miei pensieri reclamano ascolto.
Ogni volta.

mercoledì 1 settembre 2010

Noto che, bhè, è già il primo di Settembre.
Settembre.
Mese voluto e temuto.
Sono esami, esami continuamente.
Esami all'università.
Esaminata dagli altri.
Esami nella vita.
Esaminata molto più da me stessa.
Mah.
Esamino, già che ci sono, pure la realtà che si affaccia qua attorno.
Scopro il lento declinare, morire dei rapporti che hanno caratterizzato questi tre anni di università che volgono al termine.
Ognuno già percorre la sua strada.
La mia porta lontano da qui, lontano dagli altri.
Una cena che mostra che c'è già così poco da spartire, da condividere, da raccontare.
A nessuno importa poi molto.
A me importa poi molto?
Forse sono io che sono incapace ultimamente di stare con gli altri, di parlare invece di gurdarmi attorno, di scoprire ciò che di nuovo c'è da scoprire, di assaporare cose vecchie e cose nuove.
Ferisce me per prima il non gioire di un momento, di un commento.
Chiedo scusa a chi trascuro, a chi metto da parte.
Chiedo scusa anche, e forse di pià, a chi invece considero troppo.
A quelli di cui ho un bisogno attanagliante.
A quelli a cui non so rinunciare.
Insegnatemi, per amore o per pietà, come si fa a fare di un bisogno solo un desiderio.

Si sta, un po' persi, dentro questa realtà

Ho dovuto guardarti con la coda dell'occhio.
Io mi sento da buttare via, ma ammazzo anche il caffè.
Ho dovuto ascoltarti dalle parole degli altri.
Finiti tutti i ricordi resto solo coi sogni
Ho dovuto parlarti col linguaggio dei segni.
e faccio quello che mi va, anche tu fai quello che mi va,
Ho potuto toccarti solo su una fotografia.
come è bello sognare, molto meglio che stare qua.