domenica 31 ottobre 2010

...e a proposito di file indiane mi viene da pensare "e se io fossi quella che chiude la fila?". Cazzo!

lunedì 25 ottobre 2010

Non disturbo. Tendenzialmente.
Puttosto mi ritiro in disparte, senza chiedere, senza pretendere.
Ascolto le gioie altrui, le miserie altrui. Cerco di condividerle per come posso, per quanto posso.
Mi accorgo che spesso le proprie miserie sono interessanti solo per se stessi. Tutti in attesa del la, per far uscire il fiume di note che cantano di gioie e dolori, di viaggi ed amori.
Melodie un po' stonate.
Cerchiamo, senza ammetterlo pretendiamo, che anche il mondo degli altri si fermi ad osservare noi. Sperando nella "naturale" attenzione di chi ci circonda. La vorremmo spontanea, ma in ogni momento la falsiamo con gesti e allusioni, parole e teatralità.
Vorremmo attenzione. Sempre.
E c'è chi si spinge e spinge e spinge in fantasiose esibizioni fino ad ottenerla.. e poi c'è chi, semplicemente, ci rinuncia.
Chi dice che in fondo non importa, che ognuno ha la sua vita ed una vita può essere sufficiente ad incasinarti senza il bisogno di aggiungere le vite degli altri.

Condanniamo continuamente il comportamento di chi non ci ascolta abbastanza, non ci parla abbastanza, non ci cerca abbastanza. E senza rendersene conto ci ferisce abbastanza.
Il fatto è che crediamo che il tempo per un come stai? sia d'obbligo trovarlo, ma anche gli altri sono in attesa dei loro come stai.
Come in una fila indiana: la persona che guardi ti dà le spalle e non riesci a vedere quelli che, da dietro, guardano te.
E' strano e pure un po' difficile, ma dovremmo voltarci ogni tanto.

sabato 2 ottobre 2010

beg-ending

Ho finito gli esami. Settembre si è concluso mettendo un punto anche a questi tre anni di università.. sembra che il tempo sia volato, chiudo gli occhi un momento e riaprendoli scopro un mondo diverso, tre anni più vecchio.
Adesso tento l'impossibile. Un mese poco più per inventare una tesi, preparare l'esame di stato, provare a laurearmi. Mi hanno convinto!
Tanto per non tradire mai la sottile arte del complicar le cose. E brava Silvia!
Ancora dubito di poterci riuscire, ma quello che serviva non erano che poche ore di fiduciosa convinzione (speranza??) e per questo sono bastate una serata e qualche telefonata.. Con una corsa contro il tempo verso Careggi sono in lista per Novembre.
Pare proprio che ci sarà da ringraziare qualcuno.
Grazie caro qualcuno.
Se davvero ce la facessi, vorrebbe dire avvicinarsi all'Africa (sei tu febbraio che ci porterai lontano?), un progetto che comincia a prender forma, un partenza che eccita e fa paura.
Riusciremo poi a partire? E come poi ci accoglierà quella terra tanto calda e assetata?
Quanto diversi ci lascierà tornare indietro?
Sento forte il desiderio di partire.
Un po' per gli altri , un po' per me stessa.
Un po' per quegli sguardi che non sai se contengono più domande o risposte.
Ma ogni giorno qualcosa in più, qualcosa di diverso, mi sussurra di partire per quella terra misteriosa.
Respirarne il profumo, toccarne la terra, guardare come di niente si possa vivere e di niente si possa anche morire.
Allontanarsi da questa viziata superficialità, da questo esser tristi per nulla e creder miserie le annoiate assenze.
Mi sento, ultimamente, come la terra su cui arranco. Sempre mezza in ombra e mezza in luce.
E già so che la luce scivola lentamente verso l'ombra (perchè la terra gira,vero?). E allora perchè non riesco a consolarmi del fatto che anche l'ombra è destinata a tornar luce?
Mi faccio rabbia. Profondamente.
E mi sento pesciolino nero in una vasca di allegri pesci rossi.
E tra gli sguardi della gente che son rimproveri, sono un libro scritto in una lingua dimenticata.