I've been looking through my mirror
With somebody else's eyes
then you broke me down
You fixed my blood stained crown
I've been looking through my window
at somebody else's world
then you let me falll
Right through your open door
You came and saved me you saved me from myself
You came and saved me you saved me from myself
I've been running hard on empty
Sinking deeper in the sand
then you let me down
right onto solid ground
You came and saved me you saved me from myself
You came and saved me you saved me from myself
When everyone left me you loved me and no one else
You came and saved me you saved me from myself
I had hope in my heart
That you'd run for me
cos i've done it all
Now I feel in my heart
that you've come for me
you lead me home
You came and saved me you saved me from myself
You came and saved me you saved me from myself
When everyone left me you loved me and no one else
You came and saved me you saved me from myself
Baby you saved me you saved me from myself
You came and saved me you saved me from myself
When everyone left me you loved me and no one else
You came and saved me you saved me from myself
lunedì 28 febbraio 2011
mercoledì 16 febbraio 2011
Milano
A breve, inaspettatamente, metterò un punto per cominciare a leggere (o a scrivere) un nuovo capitolo della mia vita. Alla volta del grande nord!
domenica 13 febbraio 2011
Ogni persona è un abisso... vengono le vertigini a guardarci dentro.
Ecco, proprio così.
Vertigini profonde quando provo a guardare dentro il tuo abisso. Nascosto.
Vertigini da panico quando ho a che fare con il mio di abisso.
Come oltrepassare barriere insormontabili che noi stessi creiamo? Mattone dopo mattone: un'inespugnabile fortezza.
Un malessere non comunicabile, quel senso di incolmabile mancanza.
Sorridere piangendo. Ancora di più piangere ridendo.
Difficoltà a trovare il giusto senso a parole azioni sguardi assenze.
Fanculo.
E' così dannatamente difficile tradursi in parole.
Linguaggi misteriosi.
Parole arginate dalle forti dighe costruite a paure ed incertezze.
Self confidence.
Andrebbe consumata in dosi massive.
Terapia palliativa.
domenica 6 febbraio 2011
Ri(a)mami.
...e guardo fuori dalla finestra e vedo quel muro solito che tu sai.
Come riescano certe cose a rimanere sempre uguali io ancora non l'ho ben capito. C'è da dire che non tutto è uguale uguale: innanzitutto il mio status di studentessa si è evoluto in quello di momentaneamente (e non si sa per quanto) disoccupata. Alla faccia di chi da tre anni a questa parte è andato dicendo "ma allora il lavoro lo trovi subito". SUBITO!
Vabbè, tocca vagliare ipotesi nuove: fuori regione, fuori Paese? Basta che non sia fuori di testa.
Appunto. La testa. Dove si è cacciata?
Se ne è andata.
Passeggiava un giorno, no non un giorno, una bella mattina di estate, col sole in lenta ascesa a promettere calore, tra le meraviglie e le nebbie dei ricordi di un sogno.
Ignara, inconsapevole, serenamente instabile se ne stava a dondolare tra lo ieri che è già oggi e l'oggi che è ancora ieri.
L'attenzione, svogliata compagna di avventure, fu da richiamare a razional dovere. Qualcosa, quel giorno, imponeva il suo lucido parere.
Si stiracchiò allora l'attenzione, ancora mezza addormentata.
Cosa potrà mai esserci di così urgente? pensò un po' arrabbiata.
La risposta arrivò vibrando fieramente: non c'è, né mai ci sarà, niente!
L'attenzione un po' sconvolta, si guardò attorno e non seppe dove andare: ovunque guardasse, le veniva il mal di mare.
Proprio oggi - esclamò - oggi che mi volevo riposare.
Non ti lamentare - le rispose la testa quando si sentì più controllata - siamo in vacanza, siamo al mare, ma nemmeno io smetto mai di lavorare.
Ma una pausa si sa, ad un certo punto una pausa è necessaria.
La testa lo sapeva: fece la valigia e partì con un'aria da falsa spensierata.
Da quel giorno non è più tornata.
Vabbè, tocca vagliare ipotesi nuove: fuori regione, fuori Paese? Basta che non sia fuori di testa.
Appunto. La testa. Dove si è cacciata?
Se ne è andata.
Passeggiava un giorno, no non un giorno, una bella mattina di estate, col sole in lenta ascesa a promettere calore, tra le meraviglie e le nebbie dei ricordi di un sogno.
Ignara, inconsapevole, serenamente instabile se ne stava a dondolare tra lo ieri che è già oggi e l'oggi che è ancora ieri.
L'attenzione, svogliata compagna di avventure, fu da richiamare a razional dovere. Qualcosa, quel giorno, imponeva il suo lucido parere.
Si stiracchiò allora l'attenzione, ancora mezza addormentata.
Cosa potrà mai esserci di così urgente? pensò un po' arrabbiata.
La risposta arrivò vibrando fieramente: non c'è, né mai ci sarà, niente!
L'attenzione un po' sconvolta, si guardò attorno e non seppe dove andare: ovunque guardasse, le veniva il mal di mare.
Proprio oggi - esclamò - oggi che mi volevo riposare.
Non ti lamentare - le rispose la testa quando si sentì più controllata - siamo in vacanza, siamo al mare, ma nemmeno io smetto mai di lavorare.
Ma una pausa si sa, ad un certo punto una pausa è necessaria.
La testa lo sapeva: fece la valigia e partì con un'aria da falsa spensierata.
Da quel giorno non è più tornata.
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